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AREA ESPOSITIVANELLA GIUSTA DIREZIONE
SAN GIUSEPPE MARELLO UN PERCORSO ESPOSITIVO Fabio Aldo Cerato e Luca Zumaglini Definita da Padre Giuseppe Magliani - superiore provinciale degli Oblati - “una risposta aggiornata alla domanda fondamentale del pellegrino del duemila il quale non chiede di osservare un luogo colmo di reliquie…” l’area è situata nella centralissima casa madre astense dei padri Giuseppini ed offre al visitatore un nuovo momento di riflessione sulla spiritualità di Giuseppe Marello. L’esposizione è stata inaugurata il 30 maggio 2005, grazie anche al contributo della Direzione Beni Culturali della Regione Piemonte. Le sale, distribuite su 500 metri quadrati espositivi, accompagnano il visitatore attraverso un percorso tematico che affronta gli aspetti fondamentali della vita, dell’opera e della religiosità del santo (“il giovane Marello”, “don Giuseppe sacerdote”, “il fondatore della Compagnia di San Giuseppe”, “il vescovo Mons. Marello” e lo “sviluppo della congregazione degli Oblati nel mondo”). L’esposizione vuol essere al tempo stesso momento focale e spunto centrifugo da cui partire per vivere la spiritualità del Marello, in una città, quella di Asti, vero museo del vissuto del santo. La progettualità è stata sviluppata come frutto essenziale e primitivo: avendo a disposizione uno spazio modulare rigidamente definito, il nostro lavoro è stato finalizzato alla realizzazione di un percorso guidato dove spazio, luce, aria, materia e suono, appositamente plasmati, permettano al visitatore di provare emozioni, attraverso un itinerario che rimane comunque libero e spontaneo. Con questo obiettivo abbiamo cercato di trovare la soluzione per gestire in un unico momento la funzione e il contenuto, per forzare il luogo senza mai osare. La scenografia architettonica si sviluppa attraverso una fitta maglia di percorsi retti, che si dissolvono in profili incurvati e che accompagnano l’osservatore nella successione delle tematiche di allestimento, lo accolgono nel percorso degli “expo” e lo indirizzano nella galleria dove si incontra la pittura, in una successione di immagini e di spazi permeati della spiritualità del Santo. Saranno la purezza del bianco dell’involucro, il tono caldo e naturale del legno, la trasparenza e l’immaterialità del vetro, le riflessioni della luce e l’accompagnamento della musica che guideranno “…il visitatore nella giusta direzione, in modo da passare davanti a tutto ciò che deve essere osservato pur senza esservi costretto…”. La dinamicità dei percorsi nasconde la primitiva rigidità della struttura e gli spazi appaiono aperti e variabili. L’allestimento museografico ha utilizzato il supporto informatico che ha permesso di trasformare la complessa personalità del Santo inuna esposizione grafica intuitiva. Questo è stato un vero e proprio lavoro di equipe condotto insieme alla committenza e alle professionalità dello storico e del grafico. La sala video multimediale e gli info-point condensano l’intenzione di offrire in modo immediato ed intuitivo tutte le informazione necessarie al pellegrino dando comunquel’opportunità di più approfondite riflessione tematiche sul santo e sulla congregazione. Le teche espositive sono state studiate, con il supporto critico della committenza, in modo da custodire gli oggetti come momento primario senza violarne l’intimo significato. E’ stato per noi quasi disarmante scoprire la semplicità che contraddistingue l’oggettistica del Marello. Sia l’oggetto del ragazzo sia quello del vescovo conservanotutta la loro povertà materiale ed esprimono l’umiltà dell’uomo: è questo aspetto che ci ha impegnati maggiormente nello studio grafico e materico delle vetrine espositive. La semplicità costituisce il tema compositivo: la base dell’espositore è giusta continuazione della pavimentazione lignea che diventa supporto dell’involucro trasparente. Anche la tecnologia ci è venuta incontro. L’utilizzo della fibra ottica permette infatti di coniugare illuminazione con il rispetto della conservazione degli oggetti esposti, le sue caratteristiche illuminotecniche fanno si che non si istaurino processi di degrado dei materiali tra cui la modifica della cromia. L’oggetto rimane l’unico protagonista. |